Nelle valli di Fiemme e di Fassa è stato avvistato un nuovo invasore vegetale: l’Heracleum Mantegazzianum, noto come pànace di Mantegazzi. Questa pianta, altamente urticante, rappresenta un rischio significativo per la salute umana e sta destando preoccupazione a causa della sua crescente diffusione in Europa. A segnalare la presenza della pianta l’Ufficio distrettuale forestale di Cavalese, che ha individuato esemplari di pànace in diverse località del suo territorio: lungo il rio Val dei Piani, ai margini della strada in Val di Piera, alla base della rampa stradale nella zona tra Bellamonte e Paneveggio, nella parte alta del centro abitato di Bellamonte e persino nel centro di Campitello. La diffusione sembra quasi rispecchiare l'affresco musicale descritto dai Genesis nel loro brano "The Return of the Giant Hogweed", contenuto nell’album "Nursery Crime" del 1971. La canzone racconta di una pianta erbacea che, dopo essere stata strappata dal suo habitat originario, si diffonde incontrollata tramando una sorta di vendetta contro gli esseri umani. Il soggetto del brano è proprio il pànace di Mantegazzi, originario del Caucaso e introdotto in Europa nel XIX secolo come elemento ornamentale. Il suo nome fu scelto dai botanici Levier e Sommier come omaggio a Paolo Mantegazza, celebre antropologo italiano. Dalla metà del Novecento, la pianta ha iniziato a propagarsi dai giardini privati fino a diventare selvatica. Lontana dal suo habitat naturale, si insedia anche in pianura, preferendo terreni ruderali, margini forestali e rive di corsi d’acqua e laghi, dando vita a comunità dense che soffocano la flora locale. La sua espansione è facilitata dalla capacità di autoimpollinazione, che le consente di colonizzare vaste aree partendo da un solo individuo.
Il pànace di Mantegazzi è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Apiaceae (Umbrelliferae). Si distingue per i suoi fusti robusti e cavi, spesso macchiati di rosso, che possono raggiungere fino a cinque metri di altezza. Le foglie, grandi e profondamente intagliate, sono di un verde brillante con tonalità giallastre, mentre i fiori, bianchi e organizzati in ombrelle, ne caratterizzano l’aspetto. In condizioni ideali, la pianta può vivere fino a dodici anni.
Inserita nella lista delle specie vietate per la sua natura estremamente invasiva, il pànace rappresenta anche un serio rischio per la salute. La linfa contiene composti fotosensibilizzanti che, in combinazione con i raggi ultravioletti, causano reazioni cutanee gravi come eritemi, bolle e vesciche. Un contatto accidentale con gli occhi può portare persino alla perdita temporanea o permanente della vista. Le reazioni fototossiche iniziano a manifestarsi già 15 minuti dopo il contatto con un picco tra i 30 minuti e le 2 ore. A circa una settimana dall’esposizione, può verificarsi una pigmentazione scura nelle zone colpite, che persiste per mesi, mentre la pelle danneggiata può rimanere sensibile ai raggi UV per anni.
È fondamentale evitare ogni contatto diretto con la pianta, sia con mani nude che attraverso altre parti del corpo esposte. Le categorie più vulnerabili includono i lavoratori che operano all’esterno e i bambini. In caso di esposizione, è necessario lavare la zona interessata con acqua, proteggerla dalla luce solare per almeno 48 ore e consultare immediatamente un medico.
Gli Uffici distrettuali forestali stanno monitorando attentamente la situazione e sono già intervenuti per rimuovere alcuni esemplari nelle aree accessibili. Tuttavia, occorrerà attendere la ripresa vegetativa della pianta per verificare l’efficacia delle operazioni di contenimento. È incoraggiata la collaborazione della popolazione tramite segnalazioni utili sull’avvistamento del pànace nelle zone meno visibili o lontane dai boschi. Per informazioni o comunicazioni è possibile contattare le stazioni forestali presenti in ogni Valle.