11 Giugno
In un passato piuttosto remoto, la comunità di Primiero poteva disporre di un solo medico, come all'epoca del dottor Antonio Rachini, tra il 1600 e 1700. A questi però si ricorreva solo in casi gravi, perché essere costretti a far intervenire il medico era considerata quasi una disgrazia: non c'erano mutue assistenziali come ora.
Quindi, se la malattia avesse avuto malauguratamente un lungo decorso, si trattava di rimetterci anche qualche campetto, ragion di vita dei nostri avi.
Essendo l'assistenza medica ridotta in questi limiti, erano le donne, in particolare quelle sposate, che avevano il compito di controllare le eventuali disfunzioni o infermità di figli e mariti.
Quasi tutte le donne conoscevano le più comuni erbe officinali, imparavano a conoscerle ancora da ragazze dalle loro mamme: era una tradizione.
Inoltre c'era chi le coltivava anche nell'orto.
Altre, venute in possesso di qualche vecchio e raro testo di erboristeria, che conservavano nascosto come un tesoro, si erano discretamente addentrate nella conoscenza ed erano diventate abile nelle cure fitoterapeutiche.