Nei giorni scorsi è venuto a mancare Donato Nardin tra le più significative personalità nella storia dell’amministrazione forestale trentina, durante la carriera lavorativa ha svolto incarichi di primo piano. Curiosità, ottimismo, perseveranze nella ricerca di una soluzione anche per problemi a prima vista insormontabili erano le sue doti unite ad una grabnde capacita professionale. Laureato a Firenze nel 1953 è stato assunto in Regione all’Ufficio dei Bacini montani con l’incarico di seguire i lavori di sistemazione idraulica e forestale nelle valli di Fiemme, Fassa e Primiero. E proprio nei successivi anni Nardin ha promosso l’introduzione dei cervi nella foresta di Paneveggio e si è impegnato per salvaguardare quel territorio dal progetto che prevedeva la realizzazione di una seconda grande diga, a monte di quella edificata sul rio Travignolo nei pressi di Forte Buso. E’ stato poi impegnato al ripristino dei danni causati dall’alluvione del 66 al patrimonio forestale. Nel 1969 Nardin è stato chiamato a dirigere il settore dei Bacini Montani. Forte dell’esperienza maturata nella gestione del demanio forestale, ha dato un grande impulso al settore dei Bacini Montani a supporto dei molteplici cantieri diffusi su tutto il territorio provinciale per garantire la riduzione dei danni provocati dalle alluvioni. Ha valorizzato con corsi di formazione la figura dei capi squadra, ha assicurato l’accesso alla cassa integrazione alle centinaia di operai dipendenti dalla struttura, ha promosso l’acquisto della base logistica di Mattarello. Si è speso inoltre con generosità non solo per il territorio trentino, ma anche a vantaggio di altre regioni, come in occasione dei terremoti del Friuli e dell’Irpinia. Agli anni ’80 risalgono infine gli scambi professionali con i Paesi del Sudamerica, dove Nardin si è impegnato a far crescere la cultura della prevenzione e della mitigazione dei danni. Un personaggio d’altri tempi che ha inciso nella salvaguardia dell’ambiente molto prima che divenisse argomento d’attualità.
