26 Giugno
Senza anno, ai ricordi di Margherita Bancher di Siror ma che visse a Ziano di Fiemme una pagina di vita vissuta a Primiero.
Dal libro del figlio Aldo Zorzi intitolato "Monte Cauriol 1916" testualmente: nel 1905 assieme alla Maria Dei Ciurli ed alla Margherita Dei Gnochi si andò a Siusi a 'restelar' in terra tedesca, per Rolle, Lusia, Moena, Campitello ed a piedi ci impiegammo tre giorni.
La paga per il nostro lavoro era di una corona al giorno.
Ricordo che mio padre Giacomo nel 1904/5 lavorava a Tonadico a costruire la Centrale Elettrica e l'orario di lavoro era dalle 6 alle 12 e dalle 13 alle 19, dodici ore al giorno.
Ricordo inoltre nel 1902 il furioso incendio della rivetta a Fiera.
Mio padre che era pompiere a Siror dovette accorrere da Saresaia al suono delle campane di sora Pieù e tornò dopo due giorni tutto bruciacchiato e con gli occhi gonfi per il fumo.
Il disagio fu doppio perché proprio in quei giorni si stavano posando i tubi del primo acquedotto e tutta la rivetta era sottosopra per gli scavi.
I tubi erano di legno di pino, lunghi quattro metri e forati parte per parte.
Il lavoro veniva eseguito da esperti artigiani locali con lunghe trivelle, sulla piazza dell'Orsingher a Fiera ed era bello vederli lavorare.
Però nonostante tutti i disagi la vita trascorreva rassegnata, ma serena.
Ed era altrettanto bello vedere, nel grande triangolo fra Siror, Tonadico e Tressane, nei mesi di maggior lavoro dei campi, oltre un centinaio di contadini e donne che al suono delle campane del venerdì fermavano il lavoro per qualche minuto ed inginocchiarsi....(dai ricordi di Margherita Bancher).
26 Giugno 1835
Da "Voci di Primiero". Per lascito dell'ex curato, dal 1774 al 1819, don Francesco Piazza la chiesa ebbe una lampada d'argento, del peso di libbre di Vienna 5 e 1/2. Nello stesso anno, fu consegnato alla chiesa il prezioso calice, d'argento dorato, fregiato di smalti, statuette di madreperla e pietre preziose, con relativo bacile di ampolline.
Nel suo testamento don piazza aveva stabilito che il calice, alla sua morte, sarebbe passato alla chiesa parrocchiale di Primiero.
Ad una condizione: che tutte le domeniche e festività, in perpetuo, venisse recitato un Pater e un Ave per il donatore.
Ma al decano di allora, don Braito di Tesero, parve troppo gravosa questa condizione e rifiutò il dono, offrendo egli stesso alla chiesa decanale un altro calice.
Il calice di don Piazza, in forza di un'altra disposizione contenuta nel suo testamento, passò alla chiesa curaziale di Mezzano, senza nessun onere.
Pare che il calice, di marca germanica, sia stato rubato dai soldati, ai tempi delle guerre napoleoniche, in qualche convento dell'Italia Meridionale.
Dello stesso don piazza, oltre ad altri arredi, venne donato alla chiesa l'apparato di garza d'oro, con la clausola di far recitare ogni festa, dl popolo, un Pater, Ave, per il donatore, finchè si avesse potuto.