5 Maggio
Dal libro "A la matina all'alba", di Corrado Trotter.
In altra data, abbiamo parlato delle brevi migrazioni stagionali, dopo il 1700, verso la pianura veneta.
Una figura che non dobbiamo dimenticare è quella dei siegadori.
"I siegadori costituirono un altro passo verso la qualificazione del lavoro offerto.
Erano robusti falciatori che a maggio, soprattutto dalla Valle del Cismon, si recavano a prestare la loro manodopera in pianura, lavorando le estese aree prative di maggesi.
Lavoro pesante quello del falciatore che iniziava dalla prima alba, perché l'erba rugiadosa riusciva più tenera al taglio della falce sempre ben affilata.
Lavoro che stancava, per l'obbligato continuo movimento di rotazione del dorso, e che sovente provocava l'infiammazione dell'intestino, dei reni o delle vertebre, provocando dolori addominali o alla schiena.
Per fortuna si trattava di un lavoro stagionale che non durava a lungo e forse per questo veniva praticato da molti contadini, di solito giovani, i più desiderosi di guadagnare qualche soldo, che qui in valle non si trovava neanche col lumicino.
Notevole è la tradizione che i siegadori Primierotti si recavano con preferenza nel vicentino, a Thiene, a Marostica, etc.
Si narra che prima della partenza si accostassero ai Santi Sacramenti e, trattandosi di capi famiglia, dettassero perfino le loro volontà testamentarie.
Da ciò si nota che nell'insieme il viaggio ed il periodo di lavoro venivano considerati pericolosi, anzitutto per le malattie piuttosto lunghe da curare e poi anche per la gente malintenzionata pronta a derubarli, specie sulla via del ritorno.
Appunto per questo essi cercavano sempre di non viaggiare da soli.
Prima di ritornare in Valle, quelli che completavano la stagione nella "bassa", se si sentivano in forze, si recavano a piedi a visitare qualche santuario della zona; qualcuno che aveva lavorato presso Padova, non mancava di arrivare fino al santo.
Siccome nella repubblica veneta l'oro si comperava sempre a prezzi convenienti, così i giovanotti portavano qualche regalino alla fidanzata; i novizi, cioè i fidanzati, approfittavano per acquistare i ori per la futura sposa, in modo che fossero pronti al momento opportuno.
Di quest'epoca ci rimane un ricordo oltre agli ori conservati ancora in molte case: si tratta d'un bel canto, probabilmente importato in valle dai siegadori e che è riecheggiato per molti anni anche sui nostri masi, poi armonizzato dal maestro Moser, per il coro Sass Maor".
5 Maggio 1981
Muore Giovanni Meneguz, una delle figure più amate di poeta e scrittore delle nostre valli.
Dal 1953 al 1977 fu applicato del comune di Transacqua, fece parte di numerosissime associazioni del Primiero.
Dalla stessa Radio Primiero al gruppo micologico, di cui fu fondatore, dalla casa di riposo "S. Giuseppe" alla biblioteca intercomunale, dall'azienda elettrica all'associazione sportiva val Cismon.
Giornalista pubblicista per il giornale "Alto Adige", collaboratore di "Voci di Primiero" e redattore della pagina da Pontet a Passo Rolle.
Nel 1956 ha collaborato alla stesura dell'antologia "Primiero di ieri e di oggi".nel 1970 è stato uno degli appassionati compilatori del "Il Cimon della Pala" in celebrazione del centenario della prima ascensione.
Nel 1976 pubblicò la raccolta delle poesie "Vesin al larin". Profondo conoscitore del dialetto Primierotto tanto da inventarsi le parole incrociate dialettali.
Redattore del notiziario di radio Primiero e delle famose "Ciacere del nane e del bas-cian" dialogate in Primierotto, frutto della sua inventiva e intrise di bonaria ironia.
Fantasioso autore ed abile regista di testi teatrali tanto che la più nota compagnia filodrammatica di Primiero porta il suo nome.