Molti tendono a essere molto cauti, quando si tratta di
condividere le proprie inclinazioni politiche. A prescindere dalla passione che
brucia in petto o dall’entusiasmo con cui si recano alle urne, si guardano bene
dall’iscriversi a un partito o a un movimento, a tavola preferiscono schivare
le domande a sfondo politico e, soprattutto, evitano di lasciare un like su
qualsiasi pagina possa anche solo lontanamente fornire indizi sul loro
orientamento.
La brutta notizia, per loro, è che Facebook è comunque in
grado di sapere come la pensano. O se non altro ne è convinto, e si comporta di
conseguenza.
A inizio mese, l’azienda di Mark Zuckerberg ha reso
disponibile uno strumento chiamato “Preferences”, che consente all’utente di
controllare quale tipo di inserzioni pubblicitarie il social network
pubblicherà sul suo feed. Questo significa che da quasi un mese chiunque può
accedere a una lista dettagliata e personalizzata in cui Facebook annovera
tutti le cose che secondo lui potrebbero interessare all’utente.
Farsi un’idea di come Facebook ci vede è facile, basta
accedere a questa pagina e cominciare ad esplorare le varie sezioni. Accedendo
a “Stile di vita” e “Cultura” si dovrebbe avere un quadro abbastanza chiaro di
che tipo di elettore Facebook ti consideri, e invece è il caos più completo.
Stando alla “mia” lista, il social network è convinto che i miei interessi
politici riguardino, in ordine sparso partiti completamente diversi tra loro.
Verrebbe da pensare che Facebook non abbia la minima idea di
quali siano i nostri veri interessi. Ma è sufficiente controllare un account
americano per capire che, quando si tratta di politica d’oltreoceano,
improvvisamente dimostra una mira infallibile (a novembre si elegge il nuovo
Presidente, che coincidenza).
Gli utenti USA, infatti, hanno una sezione intitolata “U.S.
Politics”, in cui è possibile sapere se a Menlo Park sono considerati
democratici, repubblicani, liberal, conservatori, o altro. Anche nel caso in
cui un utente non abbia messo alcun like politico, Facebook ne estrapola
l’orientamento passando al setaccio le pagine che visita e i like che ha messo
altrove. Per dire: se ha messo Mi Piace a una pagina seguita in maggioranza da
repubblicani, questo sarà un piccolo peso sul piatto di destra della bilancia.
Non è tutto. Andando a rimuovere e ad aggiungere elementi
alla propria lista interessi, non facciamo altro che fornire a Facebook
ulteriori informazioni personali, aiutandolo di fatto a vendere meglio la
propria pubblicità e, in sostanza, a monetizzare meglio i nostri dati. A voler
essere maliziosi, verrebbe da pensare che a Menlo Park abbiano trovato un nuovo
modo per rastrellare i nostri dati: fornirci una lista di interessi volutamente
strampalata, per indurci automaticamente a correggerla, così da rendere ancora
più dettagliato il nostro profilo.
La scelta dunque è tra continuare a ricevere pubblicità che
non ci interessa o rimboccarsi le maniche per consegnare a Facebook altri pezzi
della nostra privacy. Comunque vada, il banco vince sempre.